Designer for the Planet, Stella McCartney, H&M: stile e sostenibilità a braccetto nell’epoca moderna.
In pochi ci avrebbero mai scommesso, ma il colosso della moda (ai primi posti da sempre delle industrie più inquinanti al mondo) è tra i più attenti all’impatto ambientale delle sue produzioni, diventando così uno dei punti di riferimento alla lotta contro la devastazione dell’ecosistema, con l’entusiasmo degli amanti del fashion con uno stile di vita eco-friendly.
La concezione di shopping etico si allarga e, in aggiunta alla cosmetica vegan, prodotti alimentari equosolidali, detergenti solidi e plastic-free, i migliori acquisti ecologici riguardano capi in cotone organico, ecopelle in fibra di mais, poliestere riciclato.
Tutto ciò è apparso ben chiaro sotto i riflettori appena spenti della Milano Fashion Week, dove la maggior parte dei brand ha presentato collezioni che vogliono smarcarsi dall’equazione “moda = frivolezza”, dando spazio a una ventata di aria giovane, innovativa ma soprattutto green.
Ecco quindi andare in scena la 5°edizione del progetto “Designer for the Planet”: brand emergenti rigorosamente Made in Italy, che hanno fatto della sostenibilità la componente fondamentale per la realizzazione delle loro collezioni.
Un intero spazio all’interno del Fashion Hub ha ospitato quest’anno gli stilisti Acidalatte, BENNU, DassùYAmoroso, Raree Show e Vernisse, giovani talenti che vogliono influenzare positivamente le nuove generazioni, proponendo vestiti alla moda e unici nella loro realizzazione.
Handmade, vecchi abiti second hand, recupero di capi e tessuti provenienti da deadstock e armadi vintage, sono stati il filo conduttore che ha rappresentato i lavori proposti, il tutto unito ad un’elevata sensibilità nei confronti delle tematiche sociali, quali l’accettazione di se stess*, la libertà di osare e la fluidità di genere.
Tra gli innumerevoli vantaggi del riutilizzo dei materiali, spicca la capacità di ridurre la produzione di nuovi capi e il conseguente inquinamento che ne deriva.
Lo sa bene anche Stella McCartney, pioniera del movimento di moda di lusso sostenibile (“Pioneering a sustainable luxury fashion movement”), che da oltre vent’anni si impegna in una produzione etica e cruelty-free.
La celeberrima Falabella bag, borsa lanciata nel 2010, incarna senza ombra di dubbio l’anima del suo marchio: la pelle molto morbida è stata realizzata con olii vegetali, mentre le fodere vedono l’utilizzo dibottiglie in plastica riciclate, senza tuttavia togliere lusso ed eleganza al prodotto.
Una sensibilità moderna e responsabile, che ha portato la stilista a fare scelte sempre più ambientalista, implementando ad esempio l’uso della viscosa sostenibile e del cashmere rigenerato al posto del cashmere vergine.
Non sono da meno i grandi colossi quali l’azienda di abbigliamento svedese “H&M”. Da tempo, infatti, il brand si dimostra attento alle tematiche di sostenibilità, tanto da dichiarare che:”Il nostro obiettivo è che tutti i nostri articoli siano prodotti con materiali riciclati o provenienti da fonti sostenibili entro il 2030. Il 65% dei materiali che usiamo lo è già.”
Una volontà così tanto forte da portare perfino alla realizzazione della collezione Conscious choice: capi creati con almeno il 50% di materiali sostenibili, come appunto il cotone biologico o il poliestere riciclato.
Spazio quindi anche a foglie di ananas, rifiuti di canapa, vecchie reti da pesca e vetro riciclato.
L’importante è iniziare ad aprire lo sguardo verso un futuro dalle scelte più consapevoli, compiendo azioni concrete che rispettino l’ambiente e smettano di danneggiare la natura.
Prima che sia troppo tardi.
Classe 1984.
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.