Di Anime e d’isole.

[Itaca: da Omero a Guccini].

2020 © Silvia Berton

di Cristiana Caserta_

Odisseo dorme.

Disteso sul fondo di una nave.

Per una volta, nell’Odissea, non è lui a governare la nave. 

Dorme un sonno strano, mentre la nave, velocissima, solca l’Oceano e raggiunge un’isola. 

Il lettore ha aspettato tanto questo momento. Di quest’isola si è parlato molto, molte lacrime sono state versate, molta nostalgia spesa; molte volte è sembrata vicina, a portata di mano – anzi, di prua – e altrettante volte si è persa la rotta, e la sua sagoma si è fatta piccola, fino a scomparire…

È Itaca.

che paese? che terra? che uomini vivono qui? è un’isola tutta visibile, oppure è una punta, protesa nel mare, del continente dalle vaste campagne?

Si è appena svegliato e – forse per questo! –  vuole conoscere le coordinate geografiche di un luogo che ancora non riconosce come la sua terra natale. 

Parla con Atena, la sua dea protettrice, e questa risponde: “non è sconosciuta, né straordinaria, è aspra, inadatta ai cavalli, non troppo magra, né troppo vasta

Non è un’isola mitica, un paradiso terrestre: latte e miele non scorrono nei suoi fiumi e non produce frutti spontaneamente: è un’isola reale.

Più che reale: pietrosa. Lo dice Foscolo e lo dice Guccini:e se guardavo l’isola petrosa// ulivi e armenti sopra a ogni collina// c’era il mio cuore al sommo d’ogni cosa// c’era l’anima mia che è contadina”. 

L’anima appartiene a posti che non hanno bisogno di alcuna bellezza sovrabbondante. Questo ci dicono i poeti. E noi apparteniamo a questi posti. Né brutti né belli. Nostri. 

Quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui”: lo dice quell’inquietante Machiavelli, a suo agio nel peggio come nel meglio della politica. Ma la sua casa sono i libri, gli antichi uomini che gli parlano. Lui domanda e loro rispondono.

Uomini che girano il mondo, conoscono cose, imbrogliano, amano, uccidono, mentono, vincono e perdono. E un filo li tiene legati ad un’origine, un focolare, una donna che li aspetta, paziente. La cui immagine deve consolarli mentre vincono e perdono. Mentre vivono. 

Forse nei mattini d’estate, fra empori fenici e città egizie, le narici inebriate da penetranti profumi, come immagina Kavafis.

Itaca è un mito maschile. È un piacere del ritornare che può provare solo chi può andare via. 

Le donne non hanno Itaca. Sono Itaca. La loro pazienza è premiata dal ritorno dei loro eroi, un po’ ammaccati dagli anni: bisogna prendersene cura e aver conservato qualcosa per loro. Un po’ di bellezza, un po’ di dolcezza.

Fin qui, i miti.

Ma ogni mito contiene altri miti, nascosti, potenziali. 

Ci sono miti che i poeti non hanno voluto raccontare. Penelope, per esempio, ad un perfetto sconosciuto – è Odisseo! ma lei non lo sa – racconta uno strano sogno: nella sua casa, a Itaca, ha venti oche che beccano il grano e lei è felice, gioisce guardandole; quando improvvisamente, dal monte, una grande aquila dal becco adunco piomba sulle oche e le uccide. Penelope, allora, piange alla vista delle oche morte, ammucchiate, e si dispera, tanto da dover essere consolata dalle altre donne. 

Finché non le spiegano il significato del sogno: l’aquila è il marito e verrà ad uccidere i suoi rivali-oche. 

Dove il piacere segreto di avere venti oche nella propria aia (invece di un marito-aquila) deve essere confinato nel regno effimero dell’onirico per avere cittadinanza poetica! E però candidamente raccontato ad un altro uomo, che stranamente la attrae (attrazione lecita! essendo costui proprio il marito, perduto e ritrovato). 

Miti indicibili, di cose che accadono nelle notti mediterranee della petrosa Itaca!

Odisseo naturalmente non ha bisogno di sognare. Circe, Calipso, Nausicaa…

Ogni isola è anche una donna, ogni donna è un’attrattiva diversa.  

Solo Dante immagina che il filo si spezzi: Ulisse non vuole tornare. C’è da navigare ancora, c’è da sconfiggere quel vivere bruto che zavorra ogni nostro desiderio; ci sono altri mari da percorrere, altri orizzonti, altri cieli.

Itaca può aspettare. Altre isole ci attendono. 

È la vertigine di un altro sé possibile: un sé totalmente libero.

Infatti, se ne ricorda Primo Levi in quello straordinario capitolo di Se questo è un uomo, quando cerca di spiegare a un giovane compagno di corveé – durante un breve squarcio di relativa libertà dalla sofferenza del lager – il significato di quel verso meraviglioso: 

ma misi me per l’alto mare aperto

Sappiamo come va a finire, il volo folle sopra ogni sentimento ‘dovuto’: con quel mare “sovra noi richiuso”.  


Cristiana Caserta_

LinkedIn Top Voice 2020; 

Scrivo, studio, insegno materie con le tecnologie, sono pratica di formazione, giornalista free lance, multipotenziale.




Il club della solitudine – Deborah Bincoletto

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa

Persino da te stesso”

Illustrazione copertina del libro.
Particolare.

Rubrica a cura di Sara Balzotti_

Il club della solitudine – Deborah Bincoletto

Casa editrice: Scatole parlanti

Data di pubblicazione: 6 marzo 2021

Genere: narrativa


Vera ha trent’anni e racconta in prima persona la propria storia.

La protagonista dichiara che sia impossibile raccontare una storia vera dall’inizio, anche se nessuno lo ammette: chissà se è vero…! 

I ricordi dello scrittore sono falsati dalle esperienze che si susseguono negli anni e chi legge riporta il proprio vissuto dentro la storia raccontata. Ad ogni modo credo sia importante sentire qualcosa dentro che fa nascere un’emozione e la scrittura di Deborah con me c’è riuscita!

Chissà se “Il club della solitudine” esiste o se sia mai esistito e se i protagonisti della storia sono reali. Sicuramente è stato interessante conoscere questo luogo insolito e lasciarsi coinvolgere dalle sue dinamiche.

“Il club della solitudine” era una scuola superiore chiusa da anni a cause di molestie impartite da un professore su una giovane alunna. Agata ha trasformato questo edificio, immerso nel verde, in un luogo di confronto e di libertà di espressione dove le persone che possono accedere sono accuratamente selezionate dalla proprietaria e fondatrice del club (Agata appunto). 

Nel club i partecipanti sono liberi di esprimersi e hanno l’occasione di entrare in contatto e di scontrarsi con se stessi, senza forzature e manipolazioni. I legami che nascono fra le persone sono unici e particolari.

Agata si vede poco ma la sua presenza è tangibile ed è una persona straordinariamente equilibrata che con empatia guida questo curioso gruppo di persone che affrontano un percorso per certi versi insolito.

I partecipanti sono variegati nelle esperienze e nell’età. Ognuno inizia da solo la sua esperienza ma il contatto con gli altri è inevitabile e il legame che si crea fra le varie generazioni è così tenero che nasce il dubbio che qualcosa si sia perso, distratti dalla quotidianità sempre più individualista e digitale.

Vera, la protagonista della storia, ha un passato doloroso e non riesce ad aprirsi agli altri facilmente e a mostrare la sua vera natura; sicuramente non è l’unica a vivere queste difficoltà…!

Nel club Vera scopre qualcosa di nuovo che potrebbe stravolgere la sua vita: riuscirà a cogliere e a sfruttare a pieno le sue potenzialità? 

Come evolveranno i rapporti fra gli avventori di questa strana struttura?

Deborah scrive in modo delicato e non entra con forza nelle emozioni del lettore. All’inizio questa caratteristica potrebbe rappresentare un limite alla storia ma da un certo punto in poi ne diventa l’elemento di forza che avvolge chi legge “Il club della solitudine”, donandogli un senso di benessere e di libertà.

“Il club della solitudine” sarà un ottimo punto di partenza per chi sente delle ombre dentro di sé e non riesce ad affrontarle!


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

A questo link qui sotto puoi trovare altre mie recensioni.

https://www.francesia.it/freetime/consigli-di-lettura/




Per voce tua – Daniela Montanari

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto


Rubrica a cura di Sara Balzotti_

Per voce tua – Daniela Montanari

Casa editrice: Phasar Edizioni

Data di pubblicazione: 25 marzo 2021

Genere: narrativa 


Quando Daniela mi ha contattato per presentarmi il suo libro, ammetto che per me non è stato facile accettare.

Per voce tua” affronta il delicato tema dell’aborto e, fino ad adesso, il solo pensiero mi faceva provare un dolore insopportabile.

Mi chiamo Anna e ho abortito“.

Anna è madre, ormai, di un uomo, e circa venti anni fa ha interrotto la sua seconda gravidanza. Da quel momento la sua vita è cambiata e ha dovuto far ricorso a vari metodi per fronteggiare i sentimenti legati alle conseguenze della sua scelta nonostante sia riuscita a crescere il figlio nel migliore dei modi e sia diventata una professionista affermata nel suo lavoro. Qualcosa non la fa stare bene, la donna non riesce a dare un nome al suo stato di malessere ed ella sente di non meritare più niente.

Gli strumenti utilizzati dalla protagonista per cercare la pace in se stessa possono essere interessanti anche se calati in altri contesti di crescita personale.

Anna combatte e non si arrende e mentre lotta per una pace interiore non si dimentica di tutte le donne che si sono trovate, o che si stanno trovando, a vivere la stessa esperienza. È proprio l’altruismo di Anna a lanciare il forte messaggio che una donna deve rispettarsi sempre, anche quando decide di interrompere la propria gravidanza.

Per voce tua” è un libro scritto da una donna per le donne: è una carezza all’anima di chi sta vivendo, o ha vissuto, il lutto legato all’aborto.

Dopo aver letto “Per voce tua” e aver vissuto la delicatezza con la quale Daniela Montanari affronta questo delicato tema è chiaro quanto questo argomento sia tutt’oggi ricoperto da un velo di ipocrisia.

L’aborto è concesso dalla legge ma chi supporta colei che ne fa ricorso? Soprattutto quando non ci sono patologie a carico del feto o quando la gravidanza è sorta a seguito di violenza?

Dopo aver letto il libro, risulta chiaro che una donna ricorre all’aborto perché non ha altra scelta, e se prima veniva spontaneo muovere delle critiche, seppur velate, da ora in avanti verrà soltanto istintivo provare una forte vicinanza a chi ha fatto questa scelta e anche i bambini mai nati, fisicamente, saranno ugualmente figli delle loro madri e di tutte quelle persone che le supportano. L’amore non deve avere confini e anche in situazioni così estreme deve trovare la forza di manifestarsi.

Alla fine del libro la scrittrice persevera con la propria generosità e lusinga il lettore con un regalo che conferma la completezza di questa donna piena d’amore per se stessa e per gli altri.


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

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La carne – Cristò

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto

Rubrica a cura di Sara Balzotti_

La carne – Cristò

Casa editrice: Neo edizioni

Data di pubblicazione: 19 novembre 2020

Genere: Narrativa


Detto fra noi: che cos’è uno zombi?

Nel mondo, com’era quando il protagonista aveva otto anni, la vita scorreva tranquillamente finché… amici, parenti, estranei iniziarono a svegliarsi nella notte per scrivere frasi strane, incitamenti sovversivi e di denuncia e ad avere sempre più spesso visioni correlate ad Averroè: una folla di persone che si divide in due per far passare un cavaliere che sorregge una persona morta con un braccio e nell’altro tiene una pila di libri.

Queste persone diventano gradualmente entità che non sono più vive ma nemmeno morte.

La società si arresta e da settantadue anni niente è più cambiato. Le TV sono rimaste quelle vecchie, le trasmissioni e i film sono sempre gli stessi; le persone assistono a queste progressive mutazioni chiedendosi se e quando arriverà il proprio turno. 

Come sono vissute le relazioni fra umani? Le famiglie come vivono la perdita dei propri cari? Soprattutto, come viene vissuto il rapporto con gli Zombi?

Gli affetti possono ancora essere coltivati di fronte all’eterna sensazione di incertezza?

Il protagonista è un anziano ottantenne che è stato segnato in prima persona da queste entità a cavallo fra la vita e la morte; questi racconta il nuovo equilibrio sociale che si è creato, dove le debolezze umane spesso prevalgono di fronte all’alienazione degli Zombi.

Il punto di vista dell’anziano narratore è lucido nel racconto e riconosce le implicazioni legate alla vecchiaia; questi riesce ad essere indipendente fisicamente e mentalmente nonostante gli impedimenti fisici e psicologici che la sua storia personale gli ha lasciato. 

Nell’ambito di una società che sta andando alla deriva, un medico, Tancredi, impegna tutto se stesso nella ricerca delle cause del disastro sociale al fine di trovare una cura che possa interrompere le mutazioni. Tancredi, ci riuscirà?

L’umanità ha qualche speranza di riprendersi?

I colpi di scena sono assicurati!!

“La carne” mette in discussione la nostra società così dinamica e in continua evoluzione ma forse solo all’apparenza. L’abbattimento e l’appiattimento intellettuale sono soltanto un presentimento dei più pessimisti o c’è un fondo di verità… 

L’apatia verso certe dinamiche di discriminazione e di sottomissione sociale sono soltanto contestazioni perpetuate da complottisti esaltati?

Alla fine non stiamo diventando Zombi… forse!


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

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L’amore quando c’era – Chiara Gamberale

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto
Rubrica a cura di Sara Balzotti_

Casa editrice: Mondadori 

Data di pubblicazione: 05 maggio 2020

Genere: narrativa 


L ‘amore quando c’era racconta momenti di vita di coppia che in un modo o nell’altro abbiamo vissuto tutti, dietro ai quali si nascondono dinamiche legate ad un rapporto con noi stessi non del tutto risolto o a traumi ancora sanguinanti.

Amanda è single e non riesce a instaurare rapporti di coppia duraturi; qualcosa la rende inquieta e non riesce a darsi le giuste risposte.

Un giorno la donna propone un tema sulla felicità ai suoi alunni; i lavori che le vengono restituiti le fanno scattare qualcosa che la obbligano a guardarsi dentro alla ricerca di quello che non riesce a farla stare bene.

Almeno una volta è successo a tutti noi; nei momenti in cui ci sentiamo fragili, e un pò soli, ci guardiamo indietro alla ricerca della persona che abbiamo amato e con la quale non abbiamo più rapporti. 

Dopo tanti anni impulsivamente Amanda decide di mandare una mail al suo ex fidanzato, Tommaso, con il quale aveva vissuto una storia d’amore molto intensa ma che aveva lasciato all’improvviso, senza motivazioni evidenti.

Amanda gli scrive per inviargli le sue condoglianze per la perdita del padre.

Inizia così uno scambio di corrispondenza virtuale, all’inizio dai toni formali dove l’uomo apprezza il pensiero della ex e pone la conversazione su un tono distaccato.

Entrambi si ricordano l’affetto provato reciprocamente; Amanda è cosciente del dolore causato a Tommaso quando lo lasciò improvvisamente.

Tommaso è sposato e ha due bambini: una vita all’apparenza perfetta.

È proprio l’affetto che li ha legati a far aumentare la confidenza delle conversazioni; il mezzo informatico, senza contatto umano, rende più semplice lasciarsi andare a confidenze, momenti di riflessione e ricordi di una passione vissuta.

Piano piano la vita familiare e coniugale di Tommaso non si presenta più così soddisfacente e completa.

Perché i figli mettono così in difficoltà i coniugi?

I due protagonisti resisteranno alla tentazione di rivedersi?

Armanda riuscirà a trovare la sua serenità?

I temi affrontati Chiara Gamberale non sono nuovi e risultano già dibattuti sotto tanti punti di vista; leggerli fa sempre comunque riflettere e ci fa buttare un occhio sullo stato della nostra quotidianità…!


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

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L’ombra del soldato – Cristina Cireddu

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto
Rubrica a cura di Sara Balzotti_

Data di pubblicazione: 22 giugno 2021

Casa editrice: Independently published

Genere: narrativa 


Gli eventi della seconda guerra mondiale sono ben conosciuti da tutti noi ma il dolore nel sentirli raccontare è sempre grande, tutte le volte.

L’ombra del soldato” è il racconto intenso della convivenza di Luigi, il protagonista della storia, con il fantasma del soldato Luca, che vive in lui. 

La terra piange e i ricordi del soldato, militare alpino, sono forti e impietosi sul protagonista.

Gli accadimenti degli alpini in Russia, durante la Seconda guerra mondiale, tornano vivi alla memoria così come le conseguenze scatenate dagli eventi di guerra. 

L’alpino amava fortemente Gina e la forza del suo sentimento gli aveva dato la forza di resistere nei momenti più difficili. L’affiatamento che si creò con i compagni alpini al fronte era speciale e le storie dei soldati è commovente e dolorosa: chi di loro era riuscito a salvarsi?

Luigi vive sempre più intensamente le sue visioni, che sempre più difficilmente riesce a gestire in modo distaccato dalla quotidianità.

Cosa rappresenta la misteriosa scatola rossa ritrovata in casa dal protagonista?

Come si legheranno fra di loro le strane coincidenze che avvengono nella vita del giovane Luigi? Luca, il fantasma, è sempre più presente e le persone che hanno rivestito un ruolo importante nella sua vita mano a mano entrano anche nella vita del protagonista. 

Per fortuna il giovane viene supportato dalla fidanzata, Pamela, che rappresenterà un sostegno fondamentale alla ricerca della verità sul soldato Luca Biscioni. Nel progredire delle visioni Luigi rischia di perdere il contatto con la realtà e anche con la fidanzata… sarà abbastanza forte la coppia dei tempi moderni?

Cristina Cireddu ci regala un romanzo davvero coinvolgente, per certi punti di vista leggermente e vagamente horror, ma assolutamente ben narrato e appassionante. Gli intrecci della storia di Luigi, giovane “posseduto”, ben si legano a quelli del fantasma alpino, Luca, e non sono mai noiosi o banali.

Dolce Luca, l’alpino, la tua forza e la tua poesia sono un esempio per tutti noi. 

Sicuramente “L’ombra del soldato” è anche un omaggio al corpo militare degli alpini, i cui valori sono sempre stati ben difesi dai soldati anche durante il difficile periodo della Seconda guerra mondiale.

Al termine della lettura dell’ “Ombra del soldato” viene naturale prendersi un momento di silenzio da dedicare a tutte le persone rimaste coinvolte nell’orrore della guerra: nel passato e, purtroppo, nel presente.


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

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Il libro delle case – Andrea Bajani

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto

Rubrica a cura di Sara Balzotti_

Il libro delle case – Andrea Bajani

Casa editrice: Feltrinelli 

Data di pubblicazione: 04 febbraio 2021

Genere: narrativa 


Possono essere definiti casa le nostre abitazioni e quelle dei nostri amici e parenti ma anche il contesto delle esperienze vissute e gli eventi che si susseguono dall’infanzia alla vita adulta.

La storia familiare e personale di una persona può essere raccontata in tanti modi e Andrea Bajani utilizza un modo davvero particolare di presentare quella di “Io“.

Io” si racconta analizzando la casa prima dall’esterno, con un approccio molto tecnico, e poi all’interno descrivendo ogni elemento delle ulteriori “sotto case” che compongono gli avvenimenti accaduti.

La storia di “Io” è piena di dolore e il ricorso ai numeri feedback serve forse a spulciare nella memoria per ricercare i momenti più leggeri e felici, che purtroppo non sono molti.

Il dolore viene raccontato bene dalle numerose “case” che compongono la scena; queste sanno essere davvero impietose nel riportare a galla i comportamenti e le parole che hanno fatto tanto soffrire “Io“.

Io cresce e vive fra Torino e Roma e in entrambe le città non riesce a trovare pace.

Nonna“, la madre Padre, sa bene che il figlio si arrabbia spesso perché è venuto al mondo e poco valgono la bella casa al mare affittata tutti gli anni per la famiglia e le dolci storie della buonanotte raccontate ai nipoti. 

Il dolore e la rabbia di “Padre” sono incontenibili e tutti in qualche modo ne vengono coinvolti, senza troppe vie d’uscita.

Nonna” e “Madre” non riescono a proteggere “Io” e “Sorella“; il rapporto fra i due fratelli purtroppo non riesce a rafforzarsi.

Padre” non lascia spazio alle unioni.

Io riesce a conoscere l’amore e a costruire la casa della propria famiglia ma riuscirà a risarcire le ferite del passato?

Quando “Moglie” dovrà affrontare un momento della vita molto difficile, la casa del loro rapporto avrà fondamenta abbastanza solide?

Con “Figlia“, quale rapporto stabilirà “Io“?

La vita fuori da “Io” non è meno difficile e dolorosa.

C’è la casa di “Prigioniero“: verrà catturato?

C’è la casa di “Poeta“: che cosa gli è capitato nella Roma corrotta?

Alla fine, ci sarà una casa che riuscirà ad alleviare il dolore di “Io“?

Il punto di vista raccontato nel “Libro delle case” è davvero particolare e interessante e il lettore non potrà vivere la storia senza rimanerne coinvolto!


[Nota della Redazione di Fuorimag.it]

Il romanzo di Bajani ha lo scopo di indagare le strutture sentimentali di un uomo attraverso gli spazi reali e immaginari che occupa. Il lettore ha così la possibilità di accedere a diversi ambienti nello spazio e nel tempo.  Un capitolo dopo l’altro, un insieme di tessere di un puzzle che prende forma, la vita di “Io” si rivela al lettore nella sua complessità emotiva ed esistenziale.

Attraverso questo percorso, il romanzo racconta pezzi della nostra storia [vissuta in prima persona dal sottoscritto], dagli anni ’70 fino ai giorni nostri: l’uccisione di Aldo Moro, il ritrovamento del corpo martoriato di Pasolini all’Idroscalo di Ostia, sono ricordi indelebili che irrompono nella narrazione e riaprono ferite mai guarite. [ADL]


Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

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L’ ultima curva di Mr. Money Money

Illustrazione [bellissima] di Federico Fossi_E’ categoricamente vietata la riproduzione senza autorizzazione scritta dell’Autore.

di Luca Bottari_

Madame Sullivan: “Alla bambina di Bridget sono spuntati i primi denti da latte. “

Madame Brown: “Oh ! Oh! Madame Sullivan inizia a perdere colpi. Oggi la notizia del giorno è…Attenzione! Attenzione! La bambina di Bridget piange la morte di Mr Money Money e nessuno fa caso al paio di denti nuovi in bocca alla bimba.”

Ogni giorno Madame Sullivan e la sua fedele femme de chambre Madame Brown, si recano al parco davanti casa per spendere al meglio quel che resta delle ultime ore del tardo pomeriggio. Il più delle volte finiscono per parlare di Bridget e di sua figlia. Tutte le signore del quartiere si prendono una sedia per posizionarsi davanti all’uscio di casa per chiacchierare di Bridget e di altri argomenti in primo piano nel paese.

Bridget-scandalo, Bridget partorisce in un taxi, Bridget che sfama la bimba offrendo le sue avvenenti rotondità. Mr Money-Money le regala sempre la carta per la toilette e le saponette tailandesi. Gli altri, quasi sempre, le danno del denaro. Bridget vuole bene a Mr Money Money, come si vuol bene ad un cugino particolarmente attraente, mentre lui la vede come è davvero, una prostituta con una figlia a carico.

Mr Money Money è morto e Bridget continua a fare la prostituta. La figlia di Bridget, per la prima volta, ha pianto per il dolore e non perché affamata o perché stremata da quella stanchezza tipica nei bimbi sottopeso. Mr Money-Money per il quartiere, Martin Maverik per l’anagrafe.

Sulla lapide però hanno scritto:” Riposa in pace Mr Money-Money.“.

Mr Money-Money era sempre alla ricerca di facili illusioni, la famiglia, gli amici più cari, la signora Sullivan e la timorosa ma agguerrita Madame Brown, avevano preso a chiamarlo Mr Money Money perché per lui i soldi valevano più della libertà per un carcerato.

Martin gridava con la sigaretta accesa in bocca come un ossesso:” Money “, “ Money “.I bambini gli facevano il verso “Money “, “ Money “ .Si portava sempre dietro una voluminosa cassa stereo collegata al suo telefono per fare ascoltare a tutti le sue canzoni preferite. Recitava a memoria passi di quei film che lui definiva importanti a quei bambini che non avevano neanche la tv. Questi ricambiavano con un sorriso scomposto che lo galvanizza ancor di più. Aveva concluso un affare di dimensioni spropositate vendendo un immobile scadente ad un giapponese affascinato dal suo inusuale modo di fare. Con il ricavato della vendita, pacca dopo pacca proprio sulle spalle forti del giapponese, si era comprato l’auto dei suoi sogni. Salito a bordo della tanto desiderate Mercedes 2000, aveva strillato al mondo con rabbia felice: “Money “, “Money “.L’urlo di battaglia infastidì due poliziotti invidiosi dell’autovettura che lo denunziarono per disturbo alla quiete pubblica. “Money ! “, “Money “.

Bridget trovava la Mercedes 2000 un tantino pericolosa ma a Mr Money Money non lo diceva mai per paura d’esser troppo invadente. Il fato ha voluto che Mr Money Money c’è morto in quella macchina e Bridget ora si pente di non aver saputo osare scavalcare i suoi gentili tentennamenti.

Prima di morire Mr Money Money ne aveva combinate a bizzeffe. La signora Sullivan e la sua confidente-amica-perpetua Madame Brown si erano sempre illuse di saper tutto degli affari sporchi di Mr Money Money.

Quante curve a gomito prima di quell’ultima inesorabile. Accelerava e frenava come uno di quei piloti d’altri tempi tutto coraggio e sfrontatezza. Quelli che l’hanno soccorso per molto tempo hanno avuto l’immagine d’un corpo straziato davanti ai loro occhi, oppure hanno visto riflesso in qualche specchio della loro casa elegante un avanzo di uomo insanguinato senza scatola cranica. Qualcuno racconta l’accaduto e sente d’esser poeta: “Quella è stata per lui l’ultima curva. L’ultima volta che ha sentito d’esser vivo “. I mattoni che hanno contribuito alla costruzione del mito Mr Money Money hanno contato sull’importanza delle emozioni. Il modus vivendi di Mr Money Money rappresentava l’eccezione di quel mondo fatto di uomini che tentennano, di uomini perennemente afflitti da leggere depressioni, un sovrappopolato nucleo umano incurabile. Mr Money Money disprezzava chi si sentiva sotto assedio per uno stato d’animo, per un malumore, per uno di quei momenti di impotenza.

Secondo la sua modestissima opinione era un perder tempo, e il tempo è importante, soprattutto se ogni ,si corre dietro al denaro. Nei Pub, per sdrammatizzare la morte di Mr Money Money, la gente usa le parole della signora Sullivan che meglio di chiunque altro conosce vizi e virtù di tutti quelli che non escono mai dal quartiere.

Mr Money Money era un bravo ragazzo. Forse un esaltato? Chi fra di noi non è ossessionato da qualcosa o da qualcuno. Che questo qualcosa sia fatto di materia o di spirito non ha importanza. Il denaro? Meglio dipendere dal denaro che dai sonniferi. Nel benessere economico Mr Money-Money aveva trovato le distrazioni per vivere, distrazioni a noi tutti molto care”.

La Signora Sullivan gustò con una lentezza premeditata le deliziose frittate della Signora Brown. Aveva trovato come distrarsi dai cattivi pensieri. La signora Brown, la domestica, cercò la chiave di lettura nell’amore che provava per la sua assistita, amore fino ad allora nascosto con grande successo.

Bridget raggiunse quell’invidiabile serenità soltanto molti anni più tardi quando sua figlia la strinse a sé come nessuno aveva fatto mai.


Luca Bottari.

Ho avuto la fortuna di viaggiare con mia madre hostess per non stupirmi ogni volta di come siamo tutti cittadini di un mondo diverso,disunito,ma con i stessi connotati. Conoscere lingue diverse e poter scegliere di studiare il cinema e le arti senza seguire un percorso di studi tradizionale (forse piu’utile ai fini pratici) mi ha portato verso la scrittura con naturalezza e coscienza.Vincere premi letterari non mi ha legittimato a scrivere ma mi ha fatto capire che non solo il solo a sognare.Ho collaborato con diverse riviste letterarie e di cinema per dire in piccolissima parte la mia. Ho lavorato nel hotel management e vissuto a New York per respirare un aria internazionale ma amo al contempo anche le dimensioni locali ridotte dei paesini italiani.




Malinverno – Domenico Dara

Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa. 

Persino da te stesso”

Illustrazione di Anna La Tati Cervetto

Rubrica a cura di Sara Balzotti_


Casa editrice: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: narrativa 

Malinverno omaggia la lettura e la grande letteratura internazionale ma crea anche un diverso equilibrio fra la vita e la morte.

Astolfo Maliverno ha due centimetri di carne in meno in una gamba ed è il bibliotecario della prestigiosa biblioteca del suo paese, Timpamara.

Timpamara è caratterizzata dalla presenza di una cartiera che utilizza soltanto libri per la produzione della carta; spesso nel paese soffia un vento forte e dalle montagne dei volumi accatastati, in attesa di essere distrutti, si staccano tante pagine che volano alte nel cielo e ricadono sugli abitanti di Timpamara, i quali iniziano così ad apprezzare la lettura e i suoi protagonisti più famosi.

Per questa ragione i timpamaresi hanno tutti nomi altisonanti, appartenenti ai personaggi e ai grandi della letteratura internazionale.

Non tutti i libri però vengono ridotti a macero e quelli che vengono salvati alimentano la ricca biblioteca di questo delizioso paese, vanto dei suoi abitanti e meta di tanti forestieri appassionati di lettura.

La vita di Astolfo Maliverno viene stravolta quando il sindaco di Timpamara gli propone di integrare il proprio lavoro di bibliotecario con quello di custode del cimitero del paese.

Astolfo all’inizio è un pò scettico, ma poi accetta e inizia la sua avventura.

Sono tante le vicissitudini e le situazioni particolari che si verranno a creare ma Astolfo riuscirà sempre a gestirle con la sua capacità di trasformare in amore tutto quello che tocca.

I vari personaggi che alimentano la vita del camposanto, così come le loro storie, sono deliziosi e il risvolto dato da Astolfo conquista il cuore grazie alla sua sensibilità.

In “Maliverno” si prende confidenza con il particolare luogo qual è il Camposanto; il cimitero può diventare a volte un luogo di vita, seppur nella morte?

Durante il suo ordinario lavoro di manutentore, Astolfo verrà in contatto con una lapide molto particolare e misteriosa, che gli rapirà il cuore. Grazie a questa, il protagonista vivrà una forma particolare di amore… chi è la ragazza che gli gravita intorno? Quali saranno gli sviluppi legati al rapporto si verrà a creare fra Astolfo e la misteriosa avventrice?

Leggerezza, affetto, dolore, amore, rabbia sono i sentimenti che si susseguono in Maliverno. Alla fine anche la solitudine può farci sentire un pò meno soli e il dolore legato alla perdita delle persone care può essere destinato ad una forma di rielaborazione, al punto che a volte potrà risultare meno difficile riprendere la nostra quotidianità. 



Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!

A questo link qui sotto puoi trovare altre mie recensioni.

https://www.francesia.it/freetime/consigli-di-lettura/




La seconda vita.

Giulia Gellini_”Rilettura”_tecnica mista.

un racconto di Cristiana Caserta_

Ho sempre cominciato a leggere l’odissea dal quinto libro. Quando Odisseo, che è stato per molti anni fermo sull’isola di Ogigia, al centro dell’oceano, infelice sposo della dea Calipso, può finalmente prendere il largo per tornarsene a casa sua. 

Odisseo è già stato per mare, ovviamente. Ha vagato per anni, di isola in isola, ma stavolta è tutto diverso. 

È la volta ‘buona’. 

Lo capiamo subito. 

È la sua seconda volta. Seconda vita. Seconda opportunità. 

La seconda vita è quando stacchiamo alcuni fatti dal continuum del passato e li cominciamo a vedere come una partita che si è svolta. L’abbiamo persa. Era un gioco di cui non conoscevamo le regole, neanche sapevamo di giocare una partita! 

Incontriamo una persona, rispondiamo a un messaggio, accettiamo un invito… siamo come gli ubriachi: non possiamo sapere che sviluppo avranno quei semplici gesti. Così Odisseo, ogni volta sbarca su un’isola – che può fare? Ha sete e fame – gli viene incontro qualcuno: è un cannibale? Una maga? Lo catturerà? Lo avvelenerà? Lo accoglierà con delicatezza?

Non può saperlo. Non possiamo. Procediamo a tentoni. Facciamo amicizia, cambiamo lavoro, lèggiamo un libro; ma non distinguiamo un giorno dal precedente, non sappiamo che cosa stiamo iniziando: abbiamo appena conosciuto il nostro migliore amico o la persona che ci distruggerà, il lavoro della vita o l’esperienza più atroce che mai consoceremo?

La prima vita è quella dell’esposizione, della nudità, del fallimento in agguato…

Ma impercettibilmente impariamo, giorno dopo giorno, isola dopo isola, e quando abbiamo un po’ di tempo cominciamo a vedere i fili invisibili che legano le cose fatte, i dettagli che ci sfuggivano, il disegno si svela e … ha senso! 

A quel punto vorremmo rigiocare la partita! Stavolta sceglieremmo con cura il campo, anticiperemmo le mosse dell’avversario, risparmieremmo le forze per quegli ultimi minuti concitati, entreremmo sulle gambe dell’attaccante che segnerà a porta vuota (meglio un rosso che un goal allo scadere) 

E però non è possibile. 

Quante vite abbiamo? 

Tante.

Quella fatta di ciò che ci è capitato, e quella che abbiamo plasmato secondo un’idea che ci siamo inventati di ciò che siamo, che vogliamo. La seconda vita inizia quando scegliamo, quando distinguiamo nel flusso degli accadimenti uni spazio per la scelta. 

La decima isola per Odisseo è quella giusta, perché non ha più niente: non navi, non compagni, nemmeno vestiti. Ha solo le sue capacità: la sua intelligenza e la sua parola fluente.

Quando Odisseo parlava, ci dice Omero, tutti stavano in silenzio, meravigliati, e le sue parole erano come fiocchi di neve che scendono dal cielo e ricoprono ogni cosa. 

Immagine straordinaria! E che dobbiamo rivivere con lo sguardo mediterraneo e la pelle temprata dal sole e dal sale di chi vive in mare. 

Ma anche senza quelle straordinarie capacità, quando una vita si presenta come storia e distinguiamo un tema, un inizio, uno sviluppo di fatti, un senso… questa è già la seconda vita, in cui la prima appare ormai come ritaglio, la sua casualità riscattata, il suo tempo riguadagnato, la sua oscurità chiarificata. 

Possiamo ormai, come Odisseo alla corte dei Feaci, dire chi siamo. Qual è la nostra casa. La nostra anima gemella. Non quelle che la sorte o il caso ci hanno assegnato, ma quelle scelte, strappate alle contingenze, desiderate con ardore in tutti i porti e in tutti i mari solcati, nell’ora “che – dice Dante – volge al disìo ai navicanti ‘ntenerisce il core”.


Cristiana Caserta_

LinkedIn Top Voice 2020; 

Scrivo, studio, insegno materie con le tecnologie, sono pratica di formazione, giornalista free lance, multipotenziale.