Tre Giorni.
È strano come possa consumarmi in tre giorni.
Io sono il tempo.
Passo da un battito di ciglia ad un eterno mugolio che si estingue sulla punta della lingua di amanti di passaggio su queste strade spianate.
Ho visto macchine con il motore in panne tagliarmi come schegge, uomini d’onore scappare come criminali senza scrupoli, donne d’amore aspettare in silenzio che fosse quello il loro tempo.
Il tempo di tre giorni.
Tre per sapere che mi stavi ingannando e tre per rinnamorarmi di te.
Serena amò Marco sempre e solo per tre giorni. Tre giorni per capire che Marco non l’amava ma l’avrebbe forse fatto ad Hayeres, sulla costa francese.
Una giulietta rossa, una targa provvisoria, affittata per un breve periodo, le dita doppie di Marco sul cambio e l’altra mano in mezzo alle gambe di Serena che sorridendo guardava fuori dal finestrino.
Serena aveva affidato, tanti anni prima, la sua vita al caso.
Cosa le fosse stato destinato non le era ancora chiaro ma aveva la presunzione di essere speciale.
Indossava un pantalone di jeans chiaro, un paio di zoccoli marroni con delle piccole borchie e una maglietta all’uncinetto, tinta corda.
Non indossava il reggiseno, ne la cintura.
I pantaloni restavano sempre scostati dalla vita di uno spazio equivalente ad una mano.
Quella che avrebbe lasciato passare Marco tra il jeans e la sua pelle abbronzata.
Ludovica D’Alessandro nasce a Napoli nel 1984.
All’età di 12 inizia a soffrire di disturbi del comportamento alimentare. Nonostante il peso della malattia si trasferisce a Londra e successivamente a Milano dove vive e lavora attualmente. Il suo genere di scrittura è crudo e graffiante come un pugno nello stomaco.
Fa della ricerca della bellezza dell’essere umano una missione ma senza spaventarsi di scavare nei meandri dell’animo.