Il senso delle cose
Intervista a Giulia Gellini
(di Alfredo Dal Caldo)
Da ragazzo frequentavo la chiesa dei Martiri Canadesi a Roma. Mi sedevo nelle panche in fondo vicino l’uscita, lungo le navate laterali e, mentre ascoltavo messa, mi soffermavo a guardare l’architettura imponente composta da ogive paraboliche che si intersecano tra loro.
Ho sempre pensato fosse una forma di rivisitazione delle chiese gotiche, solo dopo, studiando architettura, ho potuto scoprire che l’Architetto Bruno Maria Apollonj Ghetti intendeva rappresentare fasci di palme stilizzate nascenti dal suolo.
La navate della chiesa, illuminate da numerose vetrate, opera di Giovanni Hajnal, con la raffigurazione di scene bibliche e simboli religiosi legati al tema dell’eucarestia, le trovavo sin da allora sorprendentemente belle, moderne ed innovative per contrasti di colori e segni.
Queste opere splendide, perché di questo si tratta, posso dire che rappresentano il mio ideale artistico perfetto al quale mi sono sempre ispirato crescendo e studiando arte ed architettura.
Ora bisognerebbe credere nel Destino, in quanto necessità suprema e ineluttabile e potere misterioso e incontrastato, il che non è detto che così non sia, per spiegare perché, quando mi sono imbattuto nelle opere di Giulia Gellini, ho subito pensato che si fosse chiuso un cerchio, che qualcosa o qualcuno mi avesse aiutato a capire che c’è sempre una continuità tra due Artisti, anche se geograficamente e temporalmente distanti, come una sorta di eredità trasmessa, e da trasmettere in futuro.
Le opere di Giulia Gellini trasudano sonorità, movimento, geometricità e una conoscenza delle linee e degli spazi. La capacità di saper miscelare varie arti, non esclusivamente pittoriche o architettoniche denunciano una formazione multidisciplinare. Osservando tutti i suoi dipinti, sembra che gli stessi vengano illuminati dal loro interno, come se ci fosse una sorgente luminosa che provenga da dietro, anzi da dentro l’opera stessa.
Giulia, il tuo è un percorso lungo, quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo dell’arte?
Il mio apprendistato dura da sempre, da quando ero piccola. Ho studiato pianoforte sin dall’infanzia, e contemporaneamente ho sempre avuto un interesse spiccato per il disegno e per ogni forma espressiva. Mi sono diplomata al liceo artistico e successivamente laureata in Architettura.
Disegno, Pittura, Architettura e Musica dunque…
Ritengo che la mia sensibilità musicale sia un fattore importantissimo, perché la manifesto anche attraverso l’espressività corporea della danza e in particolare del Tango. Questa per me è un’altra forma di energia fondamentale per la mia espressione pittorica, quasi un completamento del mio modus vivendi e dunque della mia arte.
Quanto influiscono le tue diverse anime creative sull’opera finale?
In realtà le mie opere non le considero mai finite. Sono in continuo divenire.
Spesso le riprendo e le modifico, le trasformo, alla fine sono stratificazioni delle mie emozioni, del mio sentire e, pur appartenendo ad una sola Anima, questa ne racchiude infinite.
Ognuno di noi ha qualcosa da dire, da trasmettere, a volte da gridare. E’ così evidente nelle tue opere…
Ciò che sento è di voler gridare il disagio della storia del mio tempo, quella che vivo ogni giorno, anche se può infastidire e andare contro le logiche del comune sentire. Ma sarebbe limitativo se dicessi che è solo questo. Non è facile per chi ci crede davvero andare contro corrente, ma per fortuna c’è ancora la libertà di pensare… non ho detto volutamente di pensiero…quest’ ultima infatti è ancora soggetta a censure più o meno dichiarate”
L’Artista potrebbe limitarsi a dipingere, scolpire, e lasciare ad altri questo compito.
Io non posso, né voglio dipingere tematiche idilliache da ‘Mulino Bianco’.
ll compito dell’Arte è sempre stato e sempre dovrebbe essere quello della ‘comunicazione’ della propria contemporaneità senza finizione e ipocrisia.
In tal senso, l’arte non può bleffare altrimenti è altra cosa.
Un’Arte di disagio, che rivendica qualcosa, che parla dell’autore ma racconta anche altro..
Non c’è altra storia da raccontare se non la mia continua voglia di rinascita…sempre…in una pittura in divenire che non avrà mai fine.
Io racconto questo di me, non altro.
Dipinti, quadri, opere comunque autobiografiche.
Tutte le opere lo sono, di qualsiasi artista si parli. Per mia precisa scelta, ho preferito ‘mostrarmi’ solo dopo un lungo percorso di formazione per me necessario. Ogni segno, ogni colore, ogni parola deve contenere un senso per avere valore. Se così non fosse tutto sarebbe tristemente inutile, sterile e banale.
Io devo soprattutto esprimere la mia Anima.
E per far questo ho avuto bisogno di tanto lavoro su me stessa.
Il sistema delle Gallerie e dei Collezionisti è potente ed è indubbio che questi esercitino il controllo sul mercato, ma esistono comunque dei fondamentali che le stesse gallerie seguono, come alcuni parametri indipendenti ed oggettivamente osservabili.
Io non voglio pagare per esporre. Preferisco rifiutare anche a discapito di una maggiore visibilità e future opportunità. Ogni forma di questo tipo a cui non interessa assolutamente la mia arte ma solo un arricchimento personale fine a sè stesso io lo rifiuto categoricamente. Non vuole assolutamente essere un atto di presunzione il mio, ma non ritengo giusto che si debba speculare sull’artista mettendolo in condizione di dover pagare solo per esporre il proprio prodotto.
Progetti a breve termine?
Sto lavorando su due tematiche che corrono in parallelo: la costrizione, come dicevo prima, e l’impossibilità di saper pensare, di poter esprimersi. Una sorta di omologazione silenziosa. La sensibilità femminile è quella del voler sempre cercare metaforicamente lo strumento che permetta di tagliare i legacci ed i bavagli che ci vengono quotidianamente imposti, attraverso parole che sembrano innocue ma sono lame taglienti, aghi sottili. La violenza su una donna può essere anche solo un monologo fatto in tv da una persona che pensa, in malafede, di difendere il proprio figlio.
Hai in calendario esposizioni o Personali?
Si, a breve esporrò dal 7 al 9 maggio a Bologna insieme ad una mia amica, anche lei una artista.
Giulia esporrà a Bologna nell’ambito di “ART CITY BOLOGNA” il 7-8-9 maggio presso L’Altro Spazio – via Nazario Sauro 24/F
Di Giulia Gellini si sono occupati i maggiori critici del settore e le sue mostre sono state recensite dai maggiori quotidiani italiani e stranieri.