Foro.. Italico sì, ma alla maniera greca!
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I numerosi campioni stranieri di discipline come nuoto, tennis, atletica e rugby che hanno partecipato al Trofeo Settecolli, agli Internazionali, al Golden Gala o al Sei Nazioni concordano nel ritenere gli impianti sportivi del Foro Italico tra i più affascinanti al mondo. È difficile contraddirli; è un peccato che questa splendida parte di Roma, situata a valle di Ponte Milvio tra le pendici di Monte Mario e l’ansa del Tevere, non sia stata ancora esaminata con l’attenzione e la critica necessarie, nonostante siano passati oltre 90 anni dai primi progetti, continuando a subire le conseguenze della sua forte connotazione simbolica, ancora evidente.Certamente, rappresenta un’imponente testimonianza del regime fascista, che all’epoca esigeva per la gioventù le migliori strutture, oltre a “luce, aria, acqua e sapone”; tuttavia, l’ideologia non dovrebbe oscurare la qualità manifesta degli edifici originali e dell’intero complesso urbanistico, da considerarsi veri capolavori.Anni fa si discuteva spesso, talvolta impropriamente, di “impatto ambientale”, mentre oggi prevalgono altri termini come “sostenibilità” e la troppo usata “ecologia” (qui evitiamo, per rispetto nazionale, i terribili termini anglofoni corrispondenti), dimenticando quasi sempre di menzionare il primo esempio storico in architettura, quello insuperabile dei teatri e degli stadi greci: luoghi dove gli spazi dedicati agli attori o agli atleti erano scavati nel terreno, evitando così la costruzione di strutture sopraelevate per le gradinate. Questa era la sensibilità “green” dell’epoca. Era anche la cultura dell’Ellade, decisamente più sensibile e sofisticata di quella dei loro conquistatori romani: possiamo ragionevolmente ipotizzare che un cittadino di Atene, Sparta o Delfi del VII secolo a.C., proiettato nel futuro, avrebbe considerato anche il Colosseo (I sec. D.C.) un vero ecomostro.
(cliccare sulle immagini per vederle per intero ed ingrandite)
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E per finire… 😉