Coreterno, ep. 1
“La vita è una luce ammiccante nel buio”
Comincerei con una frase di Hayao Miyazaki per riassumere l’intervista con Francilla Ronchi e Michelangelo Brancato.
Credevo di andare ad intervistare due ragazzi che producevano candele decorate, ma quando sono entrato nel loro Castello, ho capito che si trattava di filosofia di vita materializzata in oggetti.
Francilla Ronchi e Michelangelo Brancato, romani che discendono “da famiglie di alchimisti, incisori, santi, ribelli e poeti”, mi hanno insegnato, in un’ora di confronto, che una candela non è solo una candela.
Una candela e il fuoco che ne scaturisce sono due elementi che veicolano un potere.
Potrei andare oltre e dire che rappresentano la dualità della vita: la candela il bene, le preghiere; e il fuoco il male, il demone che ognuno di noi ha dentro.
La candela come archetipo di un qualcosa che illumina le tenebre dunque, un mezzo che in un certo senso ci avvicina al sovrannaturale.
Eppure, andando via a fine intervista, riflettevo che le loro candele sono fatte per non essere accese, e il paradosso è proprio questo.
Una candela spenta potrebbe non avere senso, eppure le loro perdono significato non appena la fiammella si accende.
Un fornaio farebbe mai un pane che non deve essere mangiato?
Mi hanno parlato di New York dove hanno vissuto e torneranno a vivere a fine pandemia, eppure Roma rimane il punto di partenza da cui tutto ha inizio, perché qui si sono conosciuti e il nome del loro marchio è foneticamente un simbolo di Roma.
“In qualche modo volevamo qualcosa che richiamasse le nostre origini”, spiegano. “Roma si porta dietro una gravità intrinseca che è molto difficile da alleggerire: non è solo la città eterna, ma anche una sorta di cuore eterno. Qualcosa che si trasmette: un’eredità che non è solo materiale, ma proprio una propensione al bello, a un certo tipo di estetica, a una lettura istintiva di concetti complessi. Volevamo che ci fosse dentro la parola cuore per questo, e anche perché in mezzo ci siamo noi, che siamo innamorati”.
Ho usato il termine “ragazzi” prima, eppure sono passati cento anni da quando si sono conosciuti.
Da allora sono rimasti identici.
E non parlo esteriormente, cosa peraltro vera, ma di entusiasmo e creatività.
Ognuno dei due ha salvato l’altro: facevano due vite differenti, e il cuore ha deciso di portarli sulla stessa strada.
“Siamo molto diversi, ma abbiamo cose forti in comune: cose che vanno oltre le parole” mi dice Michelangelo.
Francilla è una Nobile che ha avi Poeti, Scrittori e Santi.
Michelangelo ha incisori e ribelli che reclamano in questa vita ciò che forse non hanno potuto avere nelle loro precedenti.
Per questo l’espressione artistica dei loro prodotti, e non parliamo di sole candele, è prepotente è immancabilmente esatta.
Qualsiasi prodotto che esce dal loro laboratorio è stupendo, non ha punti deboli ed è arte vera.
Si vede che c’è dietro cultura, arte e letteratura.
“Noi crediamo molto nel potere che possiedono le parole: il linguaggio è una cosa potente, può anche modificare il nostro destino” – mi spiega Francilla, e continua – “Credo fermamente che una persona possa essere artefice del proprio futuro semplicemente modificando il suo modo di vedere e di pensare”
Un sapere antico, tecniche moderne ed estetica punk, l’incanto ancestrale della fiamma che brucia e il potere della parola: questi sono gli elementi di Coreterno.
“Ogni candela è il risultato di molti errori, sacrifici, bruciature, pazienza, notti insonni, mani sporche e gioia infinita”, recitano le istruzioni su ogni confezione.
“Per favore, non trattatele come se fossero solo cera”.