La Croce del Sud

Nave Vespucci ha oltrepassato l’Equatore. Per tutto il tempo che rimarrà nell’emisfero australe (fino a maggio del 2024) la Stella Polare non sarà più visibile in quanto sotto l’orizzonte

In compenso, navigando sempre più a Sud, sarà possibile osservare la costellazione che per millenni è stata la guida dei popoli indigeni dell’emisfero australe, cosi come lo è stata la Stella Polare in quello boreale: la CROCE DEL SUD.

AMERIGO VESPUCCI E LA CROCE DEL SUD

Amerigo Vespucci fu il primo europeo ad individuare, durante il suo viaggio del 1499, la Croce del Sud: ma fu un altro navigatore fiorentino, Andrea Corsali (1516), che successivamente, con un po’ di fantasia, la chiamò con quel nome vedendo nelle quattro stelle disposte ad aquilone, il simbolo cristiano della croce che appunto segnalava la direzione Sud come segno di benedizione divina della navigazione.

Pur essendo la meno estesa delle costellazioni, la Croce del Sud risulta una delle più brillanti del cielo notturno dell’emisfero australe.
La costellazione si contrappone all’asterismo del Grande Carro nell’emisfero boreale in quanto, così come quello consente di individuare la Stella Polare e quindi il Polo Nord celeste, la Croce del Sud permette di localizzare il Polo Sud celeste.
Basta immaginare una linea che, partendo dalla stella più settentrionale della croce, γ-acrux (Gamma Crucis), si congiunge a quella più meridionale, α-acrux (Alpha Crucis), lungo l’asse maggiore e prolungata per 4 volte e mezzo.
La costellazione si trova comunque nella Via Lattea e il periodo più adatto per osservarla inizierà a febbraio.

Cieli sereni
PG




La superluna del raccolto

Anche a bordo di Nave Vespucci si osserva la Luna piena

LA SUPERLUNA DEL RACCOLTO

Quella che sta sorgendo questa sera, quasi in contemporanea al tramonto del Sole, è la “Luna del Raccolto”. Anzi, una “Superluna” dato che si trova in prossimità del punto più vicino alla Terra ( Perigeo ).

In passato, prima dell’avvento della luce elettrica, questa Luna piena era davvero utile per gli agricoltori i quali, giunti al culmine del periodo dei raccolti, potevano continuare a lavorare fino a tarda sera proprio grazie alla luna piena.

CURIOSITÀ
La luna piena di settembre non sempre è chiamata “luna del raccolto”. A volte questo soprannome è riservato a quella di ottobre: dipende da quale di queste due lune piene si verifica in una data più prossima all’equinozio d’autunno.

Se è quella di ottobre ad essere la più prossima (accade ogni tre anni), è lei ad esser chiamata “luna del raccolto” e quella di settembre prende il nome di “luna del mais”.
Poiché questo 29 settembre è più vicino all’equinozio (23 settembre), la prossima luna piena di ottobre (che si verificherà il 28), sarà la “luna del cacciatore” (Hunter’s Moon).
Interessante notare che i nomi di queste due Lune piene sono gli unici legati a un evento astronomico (l’avvento dell’equinozio) piuttosto che alle caratteristiche specifiche del mese.

Cieli sereni
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L’Alba di oggi, sul Vespucci, e il “Terminatore” – 24 settembre 2023

L’ ALBA DI OGGI SUL VESPUCCI

Questa immagine rappresenta il sorgere del Sole di oggi (Equinozio di settembre) sulle coste atlantiche del Sud America, e del progressivo avanzare della luce del giorno sulla superficie terrestre.

La linea che separa la parte illuminata (diurna) dalla parte in ombra (notturna) è il TERMINATORE: una linea che, a causa della rotazione terrestre, ‘viaggia’ sulla superficie del pianeta da Levante verso Ponente due volte al giorno: una volta portando l’alba e una volta il tramonto.

Nell’ immagine è rappresentato il terminatore al suo passaggio, all’alba, su Nave Vespucci in navigazione (📌) alle 05:42, ora di bordo. Si può notare che, a quell’ora in Brasile (Brasilia) il Sole era già sorto (05:01 ora di bordo) mentre in Colombia (a Bogotà) era ancora sotto l’orizzonte (alba alle 06:45 ora di bordo).
Questo ci mostra che il terminatore, per andare dal meridiano di Brasilia a quello di Bogotà (differenza di longitudine di circa 26°), ha impiegato 1 ora e 44 minuti: quindi muovendosi ad una velocità di 1650 km/h !!

Chi lo avrebbe detto, dato che comunemente percepiamo le albe e i tramonti sopraggiungere così lentamente!

Cieli sereni
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23 settembre 2023 – Siamo all’Equinozio!

Oggi 23 settembre è il giorno dell’ EQUINOZIO: dal punto di vista astronomico, precisamente alle 08.50 (ora italiana) di questa mattina, è iniziato l’autunno!

Il termine “equinozio” deriva dal latino aequĭnoctĭum a sua volta da aequa nox, ovvero “notte uguale” al giorno.
Infatti negli equinozi, teoricamente, la durata del giorno, in tutto il mondo, è uguale a quella della notte (12 ore e 12 ore) dato che i raggi solari incidono perpendicolarmente all’asse terrestre (immagine).

Ma è proprio così?
No. Oggi ci sarà una differenza di qualche minuto tra il dì e la notte, e il giorno esatto in cui avremo la stessa durata cadrà in una data successiva, che dipende dalla latitudine in cui ci troviamo.

Questo perchè, nel giorno dell’equinozio, le dodici ore sono calcolate ‘astronomicamente’, cioè quando sulla linea dell’orizzonte (immaginiamo di essere in mare aperto) vediamo il centro del disco solare. Le dodici ore NON vanno quindi considerate dal momento in cui il Sole mostra il lembo superiore (alba) fino a quando il lembo superiore scompare (tramonto), MA da quando metà del Sole si rende visibile al mattino fino a quando metà del Sole è ancora visibile alla sera.
Detto ciò, le ore in cui il Sole è in qualche modo sopra l’orizzonte diffondendo la sua luce, sono un po’ più di dodici.
(Da questo ragionamento è escluso l’eventuale effetto dei crepuscoli).

A Roma (latitudine 42° Nord) avremo la stessa durata del dì (dal sorgere al tramonto) e della notte (dal tramonto al sorgere successivo) il prossimo 27 settembre, 4 giorni dopo l’Equinozio!

CAPIRE L’EQUINOZIO

Per capire l’equinozio astronomico bisogna pensare che l’inclinazione della Terra, rispetto ai raggi solari, varia in modo continuo durante l’anno; nel passaggio dall’estate all’autunno tale inclinazione, che fino ad oggi ha esposto di più l’emisfero settentrionale ai raggi del sole (la nostra estate), da domani in poi comincerà a esporlo di meno.
Nel momento di transizione tra le due situazioni, quando l’inclinazione dell’ asse della Terra fa sì che il globo sia per metà illuminato e metà in ombra, si determina l’equinozio.

EQUINOZIO DI SETTEMBRE O D’AUTUNNO ?

L’equinozio non è un giorno, ma è un preciso istante: è quel momento, durante la rivoluzione terrestre intorno al Sole, in cui quest’ultimo al mezzodì si trova allo zenit (‘a picco’) sull’equatore.
Accade due volte l’anno (a sei mesi di distanza, a Marzo e Settembre). Nell’emisfero boreale all’equinozio di settembre (oggi) termina l’estate mentre l’equinozio di marzo segna la fine dell’inverno.
Il contrario accade nell’emisfero australe, dove l’autunno entra all’equinozio di marzo e la primavera a quello di settembre.
Per questo, tornando alla domanda iniziale, è più corretto parlare di equinozio di settembre anzichè equinozio di autunno.

CURIOSITÀ:
LA DATA PUÒ ESSERE DIVERSA
Quando è accaduto l’equinozio gli orologi del mondo segnavano, per convenzione, un’ora diversa. In questo caso, alle 08:50 ora italiana di oggi 23 settembre, in California, tanto per fare un esempio, erano ancora le 23:50…. del 22 settembre!

Cieli sereni
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16 settembre 1620, partenza del Mayflower dal porto di Plymouth.

Il 16 settembre 1620, dal porto di Plymouth, parte il Mayflower, la nave con a bordo un gruppo di Padri Pellegrini (Pilgrim Fathers) diretti in America del Nord.
Si tratta di un gruppo di cittadini inglesi di religione puritana considerati i primi coloni del Nord America.

IL MAYFLOWER

Era un galeone a tre alberi di circa 180 tonnellate. A bordo 102 persone compresi donne e bambini in fuga dall’Europa.
Dopo una navigazione estenuante, i coloni approdarono nel nuovo continente in un luogo che la tradizione identifica con Plymouth Rock, il successivo 9 novembre 1620.

Nell’immagine di copertina della Domenica del Corriere del 5 maggio 1957, il Mauflower II, una riproduzione del Mayflower che era partito da Plymouth due settimane prima, replicando, persino nei costumi e nelle condizioni dell’equipaggio dell’epoca, il viaggio originale attraverso l’Atlantico.

Cieli sereni
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15 settembre 1494 – L’Hurakan di Cristoforo Colombo

ACCADDE OGGI

Il 15 settembre 1494, circa due anni dopo la scoperta del nuovo continente, Cristoforo Colombo si imbatte per la prima volta in un uragano.

HURAKAN !!!
Cristoforo Colombo si trovava nelle vicinanze dell’isola Catalina, da lui così chiamata in onore della figlia dei Re Cattolici, e dell’isola Saona. Grazie al suo intuito e talento di navigatore, l’ammiraglio si rese conto di uno strano comportamento degli animali marini e avvertì anche dei cambiamenti nell’atmosfera. In quel momento gli indiani Tainos, che portava con sé come interpreti sul ponte di comando, improvvisamente si inginocchiarono davanti a lui spaventati, urlando : “hurakan, hurakan” e lo indirizzarono velocemente verso il canale che separa l’isola Saona dalla terraferma, per ripararvisi.

Era la prima volta che un europeo sperimentava sulla propria pelle il significato terribile di quella parola di origine taina.
Hurakan era il nome di una divinità: il “Signore dei venti” e i tainos pronunciavano questa parola con timore e riverenza per la sua ira.

Al mattino del 16 settembre, le forti raffiche di vento, la pioggia battente e la furia del mare si riversarono sulle navi e il maltempo durò diversi giorni. Colombo si salvò miracolosamente, ma questa esperienza, mai vista prima nella sua vita di marinaio, rimase profondamente impressa nella sua mente. Da quel giorno pronunciò anche lui la parola Hurakan con lo stesso rispetto con cui lo facevano i Tainos.

Otto anni dopo, il 29 giugno 1502, nel suo quarto e ultimo viaggio, arrivò nella città di Santo Domingo al comando di una flotta di quattro navi. Colombo avvertì il governatore Nicolas de Ovando che si stava avvicinando un grande uragano e chiese permesso per ripararsi nel porto di Santo Domingo prima di continuare la sua rotta. Ovando gli negò questo permesso perché nella città si trovavano i grandi nemici dell’Ammiraglio, l’ex governatore Francisco Bobadilla, che lo aveva fatto arrestare, e Francesco Roldan che aveva capeggiato la rivolta contro di lui. Costoro erano in procinto di imbarcarsi alla guida di una grande flotta di 32 navi diretta verso la Spagna. Colombo avvertì comunque Nicolas de Ovando di non lasciare partire la flotta perché sarebbe stata sorpresa dall’uragano in arrivo, ma i suoi nemici si beffarono di questo suo avvertimento e la grande flotta mollò gli ormeggi con le stive delle navi piene zeppe di oro. Colombo invece condusse velocemente le sue navi verso Ovest per rifugiarsi nella baia di Puerto Hermoso presso Azua, mentre la grande flotta partì verso Est alla volta della Spagna e si imbatté nell’uragano che la distrusse completamente. Nei giorni seguenti fu rasa al suolo anche la città di Santo Domingo. In tutto si contarono 500 morti oltre alla perdita delle navi, dell’oro e di molti importanti documenti storici.
L’Ammiraglio invece riuscì a partire dalla baia dove si era rifugiato, con le sue quattro navi intatte, continuando il suo viaggio verso le coste del Centro America e navigando, da quel giorno, riverente nelle rotte dove signoreggia Hurakan, il Signore dei Venti.
(da Comitaliasantodomingo )

Cieli sereni
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Cieli sereni, Hurakan!

E’ NATO UN CORSO!

Dal messaggio di Nave Vespucci nel Mar dei Caraibi

Il 6 settembre 2023, alle 1100 ora di bordo (1800 ora italiana), in posizione 11° 04′ N – 075° 16′ W, a largo della costa colombiana del Mar dei Caraibi, gli allievi della 1^ classe della Accademia Navale hanno issato il loro vessillo e hanno urlato al mare il loro nome:

        HURAKAN

Nella cultura Maya era la divinità del vento, del fuoco, delle tempeste nonchè lo spirito creatore della vita.
Il nome Hurakan richiama anche la parola spagnola Huracàn in ricordo dell’uragano Franklin che, durante la traversata oceanica, ha spinto il Vespucci a preferire una fonda alle Isole Vergini nell’attesa che il fenomeno diminuisse la sua intensità.

LA BANDIERA DEL CORSO

Raffigura il Dio Hurakan che, da tradizione locale, è rappresentato con una coda di serpente. Nella mano destra, una civiltà annientata da una tempesta rappresenta la distruzione. Nella mano sinistra il fuoco, simbolo della vita e della rinascita di una nuova civiltà.

Il messaggio che il corso ha voluto trasmettere è quello dell’affermazione di una nuova identità dopo un intenso periodo di sfide, affrontate nell’unità che caratterizza un corso.

IL MOTTO
È nel solco di questa unità che nasce il motto del corso:

ADVERSA NOS GENUIT UT INVICTI CREVIMUS
“Le avversità ci hanno forgiato così che sorgessimo invitti”

Sullo sfondo della bandiera le Colonne d’Ercole ricordano il passaggio dello Stretto di Gibilterra mentre, per il successivo passaggio dell’Equatore, nonchè delle zone del Sud America in cui la campagna si è svolta, troviamo raffigurata la costellazione della Croce del Sud.

Cieli sereni Hurakan!
PG




Giovedì 7 settembre 2023 – CARTAGENA DE INDIAS

7 settembre 2023 – Il Vespucci è giunto in Colombia, a CARTAGENA DE INDIAS

La città, considerata la più bella del Paese, ha la parte più antica racchiusa in una imponente cinta muraria (per questo è detta ciudad amurallada). Era il più importante avamposto dell’impero ai tempi della dominazione spagnola e il porto principale dei Caraibi e del Sudamerica. Arrivava infatti qui tutta la merce proveniente dall’Europa e dalle Indie, che veniva poi smistata nel resto del continente.

«Vedrai, a Cartagena ogni cosa è diversa. Questa solitudine senza tristezza, questo oceano incessante, questa immensa sensazione di essere arrivato».

Così descriveva la sua città adottiva Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura. Nel suo romanzo, L’ Amore ai Tempi del Colera, le sue parole trasmettono una sensazione tangibile, che va assaporata con calma, magari spingendosi fino ai caratteristici quartieri del centro storico.

CURIOSITÀ
Cartagena è gemellata con Matera, Cerveteri e, da febbraio 2017, con Genova.

🇨🇴🤝🇮🇹

Cieli sereni
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THE PALE BLUE DOT – LA TERRA A 6 MILIARDI DI CHILOMETRI

Questa immagine si riferisce alla prima foto della Terra scattata dai confini del sistema solare dalla sonda Voyager.
Era il 14 febbraio 1990 quando il Voyager 1, a sei miliardi di chilometri di distanza (!), prima di continuare il suo cammino nell’abisso del cosmo, “si girò” e scattò questa foto: il soggetto era la Terra.
L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra fu dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan.

L’immagine è conosciuta come THE PALE BLUE DOT (il “pallido puntino blu”), nome che fu usato da Sagan per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space

Si seguito un ‘copia e incolla’ dal web delle riflessioni di Sagan.

Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.

Cieli sereni
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Il Vespucci a Santo Domingo

Il Vespucci è arrivato oggi in porto a SANTO DOMINGO, la Capitale della Repubblica Dominicana.
Dopo il tradizionale scambio di salve di cannone, la nostra nave si è ormeggiata a Punta Torrecilla.

La Repubblica Dominicana 🇩🇴, che non va confusa con Dominica 🇩🇲, un altro Paese caraibico, occupa la metà orientale dell’Isola di Hispaniola. L’ altra metà, a occidente, si identifica con lo Stato di Haiti.

Origine del nome
Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, chiamò così Santo Domingo perché la città venne fondata nel giorno dedicato all’omonimo Santo, patrono del loro padre Domenico Colombo.

Cieli sereni
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