Il 23 MAGGIO è stata la Giornata Internazionale delle Tartarughe: la ricorrenza, istituita nel 2000 dalla American Tortoise Rescue, cerca di promuovere la conservazione delle tartarughe di terra, di mare e di fiume di tutto il mondo dato che sono fortemente minacciate dalla perdita di habitat, dalla caccia illegale e dall’inquinamento.
CURIOSITÀ Jonathan, un esemplare di Tartaruga Gigante delle Seychelles, ha 190 anni (età stimata in base alla misura del suo carapace) ed è l’animale vivente più vecchio della Terra. Vive a Sant’Elena ed è nato, probabilmente, 11 anni dopo la morte di Napoleone.
Cieli sereni PG
Il 23 MAGGIO è la Giornata Internazionale delle Tartarughe: la ricorrenza, istituita nel 2000 dalla American Tortoise Rescue, cerca di promuovere la conservazione delle tartarughe di terra, di mare e di fiume di tutto il mondo dato che sono fortemente minacciate dalla perdita di habitat, dalla caccia illegale e dall’inquinamento.
CURIOSITÀ Jonathan, un esemplare di Tartaruga Gigante delle Seychelles, ha 190 anni (età stimata in base alla misura del suo carapace) ed è l’animale vivente più vecchio della Terra. Vive a Sant’Elena ed è nato, probabilmente, 11 anni dopo la morte di Napoleone.
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5 MAGGIO: LUNA PIENA DEI FIORI
Questa sera venerdì 5 maggio si verificherà la quinta luna piena del 2023. L’emisfero lunare illuminato dal Sole sarà interamente visibile dalla Terra dato che la Luna si troverà ‘in opposizione’ al Sole.
Questa luna piena prende il nome di “Luna dei Fiori” ( Flower Moon ) data l’abbondante fioritura di questo mese dell’anno. In altri paesi è anche conosciuta come Corn Planting Moon (Luna della Semina del Mais) o come Milk Moon (Luna del Latte). In Cina si parla invece di Luna del Dragone, mentre nell’emisfero Sud è la Luna del Cacciatore.
Avrà luogo anche un’eclissi lunare penombrale , che sarà osservabile in Asia, Oceania, Africa ed Europa orientale. Dall’Italia l’evento sarà visibile con la Luna molto bassa sull’orizzonte. Inizierà alle 17.14 ma la Luna sarà ancora sotto l’orizzonte. La vedremo sorgere già con l’eclissi nella fase massima, attorno alle 19:34, per poi terminare alle 21:32.
Cosa accadrà esattamente? In un certo momento la Terra e la Luna saranno allineate con il Sole e il nostro pianeta si troverà in mezzo: così il satellite entrerà nell’ombra proiettata dalla Terra e si oscurerà. (Vedi figura) L’eclissi però sarà un’eclissi di penombra, perchè l’allineamento non risulterà perfetto: il piano dell’orbita lunare si presenterà inclinato rispetto a quello dell’orbita terrestre (punto A nella figura). La Luna, in questi casi, appare solo un po’ più scura, appunto in penombra, con una differenza di tonalità non sempre percettibile a occhio nudo. Ma questa volta l’eclissi penombrale risulterà “profonda” ovvero sarà coperta una buona porzione del satellite, rendendo quindi il fenomeno più visibile del solito e apprezzabile se lontano dall’inquinamento luminoso.
CURIOSITÀ Lo spettacolo sarebbe molto più suggestivo se ci trovassimo sulla Luna: da lì assisteremmo a… un’eclissi (parziale) di Sole !!
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Wings of Rome
Angels and more wings in the Caput Mundi. Continuous updates, from here to eternity
Domani giovedì 6 aprile alle 6.34, ora italiana, ci sarà la Luna Piena Rosa. Attenzione. Il colore del nostro satellite non cambierà affatto: il nome di Luna Piena Rosa (Full Pink Moon) deriva dalla tradizione dei nativi americani di riferirsi ad un particolare muschio phlox, un piccolo fiore rosa abbondante sul terreno all’inizio della primavera (immagine).
Quest’anno, la Luna piena d’aprile sarà quella che determina il giorno in cui cade la Pasqua cattolica che si festeggia appunto la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. In questo 2023, plenilunio e Pasqua sono molto ravvicinati, in quanto quest’ultima cadrà domenica prossima 9 aprile.
Altri nomi attribuiti alla Luna piena di aprile nelle diverse culture sono:
Cinese: Luna della Peonia Celtico: Luna della Crescita Cherokee: Luna dei Fiori Nell’Emisfero Sud: Luna del Raccolto, Luna del Cacciatore.
CURIOSITÀ Che cos’è quel puntino luminoso che domani sera vedremo vicino alla Luna? Si tratta di SPICA, una stella lontana circa 250 anni luce. È la più luminosa della Vergine, la costellazione che “attraverserà” domani la Luna. Il suo nome deriva dalla parola latina spica virginis (spiga di grano della Vergine), in riferimento alla pianta che la Vergine porta in mano nelle rappresentazioni canoniche della figura zodiacale.
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COS’È L’EQUINOZIO ? Non è facile spiegare in maniera semplice che cos’è l’EQUINOZIO.
Si tratta di un preciso istante calcolato astronomicamente e relativo ad una particolare posizione del Sole rispetto alla Terra. Il comandante Bitta ha creato un semplice modello (senza preoccuparsi del rapporto tra le grandezze reali) usando un mappamondo e una pallina da ping pong.
Ipotizziamo (non cambia il concetto) che sia il Sole (la pallina) a ruotare intorno alla Terra (il mappamondo) così come appare dal nostro punto di vista terrestre: un giro al giorno, 365 giri all’anno. Immaginiamo poi di ridurre al minimo (a contatto) la distanza Sole-Terra per capire meglio la posizione relativa tra i due corpi (vedi immagine). A causa della variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre sul piano dell’orbita, la “pallina sole” avvolge la Terra, come un filo su un gomitolo, con una spirale che copre una fascia intorno all’Equatore che va dal parallelo di latitudine 23° 26′ N (Tropico del Cancro) a quello di latitudine 23° 26′ S (Tropico del Capricorno). Il tempo impiegato per questo “avvolgimento” nella fascia centrale della terra, (partendo da un tropico e ritornando allo stesso), corrisponde ad un ANNO che è detto, appunto, TROPICO. Durante questa annuale escursione a spirale, la “pallina Sole” attraversa l’Equatore due volte: una volta quando passa dall’emisfero Nord a quello Sud (a settembre) e l’altra quando dall’emisfero Sud passa a Nord (a marzo). Quest’ultimo è l’istante del prossimo Equinozio di Marzo (quest’anno si verificherà il giorno 20 alle 22:24) quando il Sole sarà sull’Equatore attraversandolo da Sud a Nord.
CURIOSITÀ La caratteristica degli Equinozi è quella di determinare su tutte le località della Terra un’esatta ripartizione del giorno in 12 ore di luce e 12 di notte, dato che i raggi solari giungono perpendicolarmente all’asse di rotazione della Terra.
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7 FEBBRAIO 1974 – INDIPENDENZA DI GRENADA
ACCADDE OGGI / 7 FEBBRAIO 1974 – INDIPENDENZA DI GRENADA
Ogni 7 febbraio è festa nazionale a GRENADA, lo Stato caraibico resosi indipendente dal Regno Unito in questo giorno del 1974. Vi sbarcò, per primo, Cristoforo Colombo nel 1498, durante il suo terzo viaggio, battezzandola Concepción. Successivamente gli Spagnoli le dettero il nome di GRENADA, per i verdi rilievi dell’isola che ricordavano le montagne sovrastanti la città di Granada in Andalusia. Grenada è nota come l’ Isola delle Spezie , in quanto produttrice di una grande varietà di spezie come cannella, chiodi di garofano e zenzero. Un posto di primo piano occupa la Myristica Fragrans, un albero sempreverde da cui si ricava la noce moscata tanto importante da venire anche rappresentata sulla bandiera nazionale.
La BANDIERA DI GRENADA 🇬🇩
Mostra 7 stelle che rappresentano le sette parrocchie della nazione: quella centrale si riferisce alla diocesi della capitale Saint George. I colori rosso, giallo e verde simboleggiano rispettivamente il coraggio, il sole e l’ agricoltura e nella parte verde a sinistra è inserito un disegno stilizzato di un frutto fresco di noce moscata.
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Alba e Tramonto
Pari non sono… Qual è l’una e quale l’altro?
Le luci dell’alba e del tramonto hanno spesso un colore molto diverso tra di loro. In fondo si tratta di uno stesso fenomeno, quindi, la luce e i colori non dovrebbero diffondersi alla stessa maniera ?
Dato che le leggi fisiche restano invariate in entrambi i casi, a parità di condizioni atmosferiche, dovremmo avere albe identiche ai tramonti, ma questo accade solamente in particolari situazioni – ad esempio – in mare aperto. Se invece ci troviamo sulla costa, come appare nelle foto, il colore dell’alba (a sinistra) puó essere diverso da quello del tramonto (a destra). Perchè? All’alba, il sole attraversa quasi tangenzialmente gli strati dell’atmosfera già sottoposti al raffreddamento notturno, mentre al tramonto gli stessi raggi percorrono la stessa traiettoria nell’atmosfera ma attraverso strati d’aria che sono stati riscaldati durante il giorno. La luce più rossa del tramonto deriva dunque dalla maggiore temperatura dell’aria.
Ma questa non è l’unica causa. Entra in gioco anche la minore o maggiore quantità di polveri in sospensione nell’atmosfera: al mattino queste ultime si possono trovare in parte depositate durante la notte, permettendo alla luce di penetrare meglio nell’atmosfera, mentre alla sera, con le polveri al massimo della sospensione, i raggi solari vengono in parte assorbiti (specialmente nella banda del blu) diffondendo una luce rossastra che diviene poi via via sempre più scura. Anche l’ umidità dell’aria ha un ruolo fondamentale secondo il seguente schema semplificato di “causa – – > effetto”.
Dato che normalmente le perturbazioni (alle nostre latitudini) provengono da Ovest, l’aria secca eventualmente presente in quella direzione (verso ponente = al tramonto) è presagio di bel tempo per le ore successive e ciò spiega il proverbio: “rosso di sera bel tempo si spera”
In mezzo a tutte queste spiegazioni di leggi fisiche di diffusione e rifrazione, entra in gioco anche il nostro occhio, che si adatta diversamente quando la luminosità ambientale è in aumento o in diminuizione (dopo la notte l’occhio è in grado di cogliere molte più sfumature di colori), e il nostro cervello, che interpreta il tutto in modo indipendente, dà percezioni di colore che spesso sono diverse da persona a persona.
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7 GENNAIO 2023 LA LUNA PIENA DEL LUPO
Oggi 7 Gennaio siamo al PLENILUNIO. Il plenilunio è la fase della Luna durante la quale l’emisfero lunare che è illuminato dal Sole è interamente visibile dalla Terra. Ciò avviene perchè in quel momento la Luna si trova “in opposizione” rispetto al Sole ed è detta LUNA PIENA . Quella di gennaio è definita la LUNA DEL LUPO, così chiamata dai nativi americani che in questa stagione sentivano i lupi affamati ululare vicino ai loro villaggi.
LA LEGGENDA Una leggenda racconta che un giorno la Luna, scesa sulla Terra, mentre si trovava in un bosco, rimase impigliata ad un ramo. Un lupo la liberò e per tutta la notte la Luna e il lupo rimasero insieme raccontandosi mille storie. La Luna si innamorò di quell’animale, ma sapendo che doveva andarsene e presa dall’egoismo, rubò l’ombra al lupo per non dimenticare quell’ incontro. Da allora, il lupo ulula alla Luna perché vuole indietro la sua ombra.
L’ULULATO A parte la leggenda, l’ululato del lupo è un fenomeno molto curioso. Ogni lupo ha il suo ululato, unico e inimitabile, con cui comunica con gli altri esemplari del branco. Affinché si possa udire il più lontano possibile il lupo alza la testa e da qui è nata la credenza che i lupi ululino alla Luna. Inoltre l’ululato è una forma di controllo; se, ad esempio, si ritrovano lontani dal resto del branco, i lupi ululano per “rassicurarsi” a vicenda in vista di ricongiungersi. Inoltre si è constatato che la Luna influenza effettivamente l’ululato dei lupi, soprattutto nella sua intensità e frequenza, specialmente quando è piena.
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FU DAVVERO UNA STELLA COMETA A GUIDARE I RE MAGI?
In questi giorni, nubi permettendo, osservando il cielo notturno verso Sud, é facile riconoscere la costellazione di ORIONE (o del CACCIATORE) la cui forma ricorda quella di una clessidra ⏳. Al centro sono visibili, ben allineate, tre stelle di uguale luminosità: è la cosiddetta CINTURA DI ORIONE.
Le tre stelle allineate sono MINTAKA, ALNILAM e ALNITAK (le ultime due grandi 30 volte il Sole) e, prolungando verso il basso il loro allineamento, si trova la brillante stella SIRIO. Nella credenza popolare, queste tre stelle vengono anche chiamate i TRE RE MAGI per il seguente motivo. Nel giorni prossimi al Natale, infatti, le tre stelle oltre ad indicare Sirio, si allineano, verso Est, sul punto dell’orizzonte dove sorge il Sole.
Probabilmente a quei tempi i Re Magi tennero a riferimento la LEVATA ELIACA di Sirio. Di cosa si trattò? Fu la prima apparizione di Sirio subito prima del sorgere del Sole, dopo un periodo di tempo durante il quale la stella non era stata visibile in quanto sopra l’orizzonte soltanto nelle ore diurne.
Fu dunque una cometa o Sirio la ”stella maestra” che guidò i tre Re Magi verso Cristo, verso la luce, verso la divinità? Qualunque sia stata, la levata eliaca della stella segnò l’inizio di una nuova era, quella dei Pesci, ed il segno ( logos ) dei Pesci fu proprio quello di Gesù.
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Altre letture 👇 http://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/38375
I villaggi di Asterix, quello vero.
58-52 a.C.: Giulio Cesare conquista la Gallia. Tutta? (cit.) Si, proprio tutta, con buona pace dei galli e galletti di cartone Goscinny, Uderzo, Asterix e Obelix. I limiti orientali della Gallia, e quindi del dominio di Roma, vengono fissati sul Reno. Reno che comunque viene occasionalmente passato almeno un paio di volte dalle legioni romane (grazie ad incredibili ponti allestiti in pochi giorni, descritti accuratamente dallo stesso Cesare) solo – per “convincere” i Germani, diciamo con modi un tantinello spicci – di rimanere più tranquilli nei loro villaggetti al di là del fiume, evitando di commettere scorribande in Gallia. Ecco, appunto, villaggetti. Al di là del Reno non c’erano infatti delle città, ma degli insediamenti abitativi molto più rarefatti: come Giulio Cesare aveva già notato, e come spiega ancor meglio Tacito (98 d.c.) nel suo “De origine et situ Germanorum”:
“È notorio che le popolazioni germaniche non hanno vere e proprie città e che non amano neppure case fra loro contigue. Vivono in dimore isolate e sparse, a seconda che li attragga una fonte, un campo, un bosco. Non costruiscono, come noi, villaggi con edifici vicini e addossati gli uni agli altri: ciascuno lascia uno spazio intorno alla propria casa o per precauzione contro possibili incendi o per imperizia nella costruzione. Non impiegano pietre tagliate o mattoni: per ogni cosa si servono di legname grezzo, incuranti di assicurare un aspetto accogliente.“
Testimoniando così l’esistenza di edifici simili a quella che sarebbe poi diventata la fachwerkhaus, la casa caratteristica dei popoli germanici. Per rendere l’idea, nell’odierna Geimar-Fritzlar, in Turingia, esiste una ricostruzione di un insediamento abitativo tipico della tribù dei Catti, allora posizionati tra il Reno e il Meno al tempo di Augusto.
Come sappiamo, i programmi di Cesare che, secondo Plutarco, dopo queste escursioni dimostrative aveva in mente di rimettere le cose definitivamente a posto nella “Germania Magna” (quella oltre il Reno), furono bruscamente interrotti da Bruto e Cassio nelle ben note Idi di Marzo del 44 a.C.
A sua volta Augusto, dopo qualche anno e una volta “chiarita” nel Mediterraneo la situazione con Marco Antonio e Cleopatra, riprese il programma di Cesare nel nord Europa, spostando il confine orientale dell’Impero dal Reno all’Elba e provando ad imporre il “lifestyle” romano anche alle tribù barbariche dislocate tra questi due grandi fiumi. Fu decisamente un fallimento: il governatore Varo, avido ed ottuso, proveniente dalla Siria e abituato alle corruzioni e alle mollezze dei regni mediorentali, non capì nulla dello spirito libero, selvaggio ed indomito dei Germani che nel 9 d.c. si unirono sotto la guida di Arminio (Hermann der Cherusker) per ribellarsi a Roma, annientando tre legioni in quella che sarebbe diventata la “Clades Variana”, la disfatta di Teutoburgo. La peggiore sconfitta subita da Roma dai tempi di Annibale.
Si è giustamente detto che queste circostanze (la congiura contro Cesare, la ribellione – o il vile tradimento, a seconda del punto di vista – di Arminio) abbiano radicalmente cambiato il corso della Storia, sottolineando che se Roma ha perso la Germania, allo stesso modo la Germania perse Roma, con tutte le conseguenze del caso: tralasciando gli aspetti politici, filosofici, religiosi, culturali e linguistici che ne sarebbero conseguiti, tra Reno ed Elba non furono più costruiti edifici pubblici, terme, ponti, strade, acquedotti, fortificazioni, accampamenti, mura, città. Quindi, niente “Insulae”, nessuna “Domus”. Le abitudini dei Germani sarebbero infatti rimaste sostanzialmente quelle descritte da Cesare e Tacito ancora per diversi secoli se non millenni; ancora oggi possiamo facilmente rintracciare il DNA delle abitazioni di duemila anni fa nell’ odierna “casa a graticcio”, la fachwerkhaus.
Ehrsen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Fachwerk, in tedesco, è il termine che si usa per definire questa artigianale e plurisecolare metodologia costruttiva in cui l’edificio è sorretto da una struttura lignea portante, fatta di montanti, travi e puntelli, sapientemente assemblati tra loro. Lo scheletro a vista – che si direbbe oggi “eco-friendly” – grazie all’elasticità propria del legno riesce a resistere anche a grandi sollecitazioni di neve e vento. Le tamponature tra le travi e i pannelli (Gefach), sono di norma riempite con un graticcio o una cannicciata di rami sottili rivestita di argilla su entrambi i lati, oppure – meno frequentemente – con un impasto di ciottoli e/o laterizi.
La struttura così evidente, non diversamente da quella propria della tradizione giapponese alla quale per certi versi un poco assomiglia, assume anche una forte valenza decorativa, smentendo così l’ingeneroso giudizio estetico di Tacito (nota a sua discolpa: era abituato a ben altro stile, quello imperale di bronzi e marmi; si pensi che allora il Colosseo era nuovo di zecca…)
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Questo principio costruttivo, di uso corrente fino all’Ottocento, è stato declinato in molte variazioni e trasformazioni influenzate dalle caratteristiche storiche e geografiche delle diverse regioni tedesche (e anche francesi: già Cesare aveva scritto che le case dei Galli, dei Britanni e dei Germani si assomigliavano: la continua osmosi culturale tra le due rive del Reno ha fatto il resto),
Gutersloh, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Le case a graticcio in Germania si trovano ancora in una stupefacente varietà di forme, intrecci e decorazioni, a volte figurative, altre puramente ornamentali, tutte diverse tra loro a causa delle caratteristiche spiccatamente artigianali; anche a cercarle col lanternino, non si trovano infatti due case Fachwerk uguali tra loro.
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, DeutschlandBad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Schwalenberg, (Lippe) Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bergkirchen, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Il periodo di massimo splendore dell’edificio a graticcio è senz’altro quello tra il XVI e l’inizio del XVII secolo. Esiste addirittura una strada delle case a graticcio (“Fachwerkstraße”) che attraversa per 2.800 km tutta la Germania, dal nord al sud, collegando quasi 100 città tedesche, attraversando ben 6 Lander: Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt, Turingia, Assia, Baden-Württemberg, Baviera. Ma, e questo per noi è davvero tanto sorprendente quanto incomprensibile, escludendo proprio la Renania settentrionale-Vestfalia, cioè proprio quella regione appena al di là del Reno, e cioè quella più direttamente interessata dalle vicende descritte da Cesare e Tacito.
Nel cuore della Nordrhein-Westfalen (questo il nome attuale del Land, in tedesco) e segnatamente nella provincia della Lippe, sono invece conservati un gran numero di edifici a graticcio, nei piccoli centri storici o dispersi tra boschi e campi: ne abbiamo quindi fotografati alcuni che si trovano fuori delle grandi rotte turistiche, nelle località di Ehrsen, Breden, Bad Salzuflen, Schotmar, Gutersloh, Bergkirchen, Hollenstein, Schwalenberg, Herford. Edifici che, non a caso, si trovano disseminati nella Selva di Teutoburgo, sì, proprio la foresta teatro della battaglia tra Germani e Romani del 9.d.C.
Al centro della quale, sulla sommità di una collina, svetta un ciclopico monumento dedicato ad Arminio, l’Asterix teutone capo della resistenza militare – e culturale – contro i Romani: in ultima analisi, è anche merito suo se le case a graticcio si sono continuate a costruire e sono arrivate fino a noi secondo la tradizione locale, quella raccontataci da Giulio Cesare e Publio Cornelio Tacito.